Il dolore cronico: la Teoria del Cancello
Il dolore cronico: la Teoria del Cancello
In un precedente articolo abbiamo iniziato a trattare l’importantissimo tema del Dolore Cronico.
In particolare, è stata esaminata nel dettaglio la nozione di Sensibilizzazione Centrale, che è fondamentale al fine di rendere maggiormente efficace la cura del Dolore Neuropatico e del dolore cronico in genere.
Gli “snodi” delle vie del dolore:
Nel nostro organismo esistono vari punti di “snodo” per le vie del dolore, ognuno con un ruolo ben assegnato e specifico. Segnalo, inoltre, che in ogni snodo lo stimolo può essere filtrato e modificato.
Il midollo spinale rappresenta il primo di questi punti cardine.
Le fibre afferenti primarie si intersecano con i neuroni di secondo ordine generando lo stimolo.
Questo è anche il punto in cui c’è il primo filtro, nonché la prima elaborazione dello stimolo (sistema endogeno di inibizione): quello che in gergo viene chiamato “Gate Control”.
Gate Control Theory (Teoria del Cancello):
Abbiamo detto che il midollo spinale rappresenta il primo punto in cui avviene l’elaborazione dello stimolo doloroso.
Proprio in questa sede ha luogo anche la prima modulazione del dolore: Gate Control Theory (GCT).
Al fine di rendere maggiormente comprensibile questa teoria, riporto di seguito un piccolo esempio.
Immaginiamo di essere intenti a cucinare e senza accorgercene la nostra mano urta accidentalmente un tegame, ustionandoci un dito. L’istinto è quello che allontanarci dalla fonte di calore per trovare sollievo con dell’acqua o qualche cosa di fresco.
Proprio queste azioni attivano il Gate Control Theory, chiudendo il sistema oltre una certa soglia di dolore in modo da non sentire male all’infinito.
Dal punto di vista fisiologico: la percezione del dolore si interrompe in quanto il “cancello” devia gli impulsi elettrici provenienti dal dito verso il cervello (fibre larghe – non nocicettive).
Il risultato è che il dolore si ridurrà.
Esaminando l’esempio appena riportato da un punto di vista più ampio, è bene evidenziare come l’esperienza vissuta ci consenta di “archiviare” parte delle informazioni prodotte dallo stimolo doloroso in modo da evitare in futuro di cadere nella stessa situazione.
Espandendo questo esempio alla vita di tutti i giorni è interessante notare come tutto questo non ci impedisca comunque di scegliere razionalmente l’esposizione a stili di vita dannosi come:
▪ Stress emotivi
▪ Sostanze chimiche irritanti
▪ Stimolazioni dolorose o pericolose
Ecc…
Sembra incomprensibile alla luce di quanto appena analizzato eppure accade ogni giorno‼
A tale riguardo, infatti, segnalo che le motivazioni più frequenti per cui vengo chiamato a intervenire riguardano, ad esempio, un dolore associato al mantenimento prolungato di posizioni sbagliate, sforzi bruschi e movimenti ripetitivi.
La contaminazione generata dall’esposizione prolungata in situazioni professionali, famigliari o affettive a cui non riusciamo ad adattarci agisce esattamente nello stesso modo in quanto ognuna di esse viene elaborata dal nostro sistema nervoso.