Curare il MAL DI SCHIENA: il paziente è il “centro”

Curare il MAL DI SCHIENA: il paziente è il “centro”

Sempre più oggi per poter trattare la malattia vertebrale abbiamo bisogno da una parte di cure altamente specialistiche e tecnologicamente avanzate e dall’altra parte la necessità di valutazioni pluridisciplinari.

Il Patient Journey 2.0 rappresenta una nuova modalità, una risposta alla medicina della complessità creando un percorso clinico con al centro il paziente, percorso mirato alla cura del singolo, ritagliando la giusta terapia e la aderenza alla stessa.

Per far ciò è necessario co-creare, coinvolgendo numerose figure professionali sanitarie e non, introducendo il concetto di:

“Humanistic Management”

Un sistema aperto in grado di generare una mappatura del percorso assistenziale, creando un “core group” attraverso un innovativo approccio collaborativo multidisciplinare.

L’innovazione del patient journey 2.0 è la valorizzazione di un approccio clinico orientato alla percezione conscia e subconscia che il paziente ha della malattia analizzando quale impatto questa determini sulla sua qualità di vita.

In questo percorso della persona si punta a garantire il “Benessere”

mentre si relaziona con altri soggetti nella quotidianità ove si confronta costantemente, mentre raccoglie dati da sistemi digitali e con il sistema sanitario elemento questo non sempre raggiunto in questi anni.

Si tratta quindi come dice il termine di un “avventuroso” viaggio nella cura dove il soggetto è l’attore principale che decide e si fa consigliare in modo orizzontale e trasversale dai vari professionisti collegati fra loro in un sistema a rete aperta in continua modificazione (caotica) dove sul margine del “… vulcano … del precipizio …” cioè sul margine del caos vengono definiti gli elementi della diagnosi e cura.

Il paziente è veramente l’unico che ha la visione di insieme di questo viaggio, che si muove trasversalmente tra i differenti setting di cura (avventura) che incontra le diverse figure professionali e che gestisce in prima persona la malattia (proattivo).

La metodologia di approccio è Bottom-up ed è questa la vera innovazione. In questo processo, raffigurato sostanzialmente da una freccia /idea di movimento) la cui la coda rappresenta il Bottom e la punta della freccia l’up, l’aspetto dinamico è il protagonista (con il paziente al centro).

Si parte da una situazione iniziale vaga e si considera l’obiettivo finale (cura, risultato e follow-up) costruendo un processo sequenziale, organizzato in vari passaggi in un sistema aperto interconnesso dove i vari professionisti co-creano, dove in ogni momento possiamo ridisegnare i dettagli, modificare e aggiungere nuovi elementi ottenendo risultati sempre più interessanti.

Abbiamo quindi il paziente protagonista del viaggio e non più il tradizionale approccio Top-down dove un manager sanitario decide il percorso di diagnosi e cura in modo generalista verticistico non ritagliato al bisogno del singolo paziente.

In questo modo tutti i professionisti e il soggetto vivono insieme in modo trasversale il progetto di diagnosi e cura in una rete aperta in continua trasformazione dinamica.

Archivio